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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

mercoledì 25 maggio 2016

Dio parla nella Bibbia. Come ?

L’affermazione costante della nostra fede, comune con la fede degli Ebrei, è che nella Bibbia Dio ha parlato agli uomini. Attraverso quelle pagine Dio ha comunicato al popolo di Israele qualcosa di se stesso, per guidare tutta l’umanità alla conoscenza di ciò che Egli fa per gli uomini. La Bibbia è nata per conservare questa esperienza religiosa di un popolo, destinata ad essere proposta a tutti.

Però, se cerchiamo di spiegare in quale modo sia avvenuta questa comunicazione tra Dio e gli uomini troviamo non poche difficoltà. Noi siamo abituati a considerare la parola soprattutto in due forme: parlata o scritta. Per comunicare tra di noi siamo soliti usare la voce oppure lo scritto e pensiamo spontaneamente che non esistano altre forme di comunicazione.

In realtà, usiamo molti altri mezzi per metterci in relazione tra di noi, come ad esempio i segni degli occhi, delle mani, del capo; le espressioni del volto per manifestare i nostri sentimenti; il modo di vestire, l’acconciatura dei capelli, le diverse modalità di stare insieme, ecc. Pensiamo a come i cortei assumono significati diversi a seconda di come si presentano. Sappiamo subito distinguere un corteo di protesta da una manifestazione per la vittoria della propria squadra o da un corteo funebre. Basta guardare!

Dio si è servito di tutte le forme di comunicazione conosciute dagli uomini di quelle epoche lontane, forme che possono anche essere differenti dalle nostre ma che, in fondo, siamo in grado di riconoscere anche noi attraverso lo studio dei documenti del passato.

La Bibbia non usa un unico linguaggio
Quando affermiamo che “Dio ha parlato attraverso la Bibbia” intendiamo solo dire che ha comunicato qualche cosa, senza precisare il modo preciso in cui è avvenuta questa comunicazione. Si tratta di distinguere, caso per caso, come i primi destinatari della comunicazione hanno riconosciuto un messaggio nell’esperienza religiosa che hanno vissuto e che poi hanno espresso con parole, prima dette e poi scritte. Alla base della comunicazione biblica troviamo sempre un’esperienza, interpretata da un punto di vista religioso, capace di far sentire l’uomo alla presenza della divinità.

In questo contesto è importante non solo l’atteggiamento personale di chi riceve la comunicazione di Dio, ma anche l’ambiente culturale che presenta come “voce della divinità” una serie di avvenimenti che la nostra cultura attribuisce a cause differenti, a volte puramente naturali. Per gli uomini antichi Dio guidava ogni evento della vita, muoveva quelle che noi chiamiamo cause immediate, che potevano essere ignorate tranquillamente quando si descriveva qualche fatto più o meno importante. Era sempre Dio che agiva e con i suoi interventi faceva capire quale era la sua volontà nei confronti dell’uomo.

I tre aspetti fondamentali della parola di Dio
La Bibbia ebraica è divisa tradizionalmente i tre parti: Torah, Nebiim e Ketubim, tre parole ebraiche che significano Legge, Profeti e Scritti e che indicano rispettivamente i primi cinque libri dell’Antico Testamento (il Pentateuco), i libri dei Profeti e i rimanenti libri. Tutti sono formati da parole scritte, tutti sono considerati “parola di Dio”, ma questa si presenta in modi molto diversi.

Nella Torah Dio si presenta come il legislatore e parla attraverso le leggi che regolano nei minimi particolari la vita dell’Ebreo. Sono un insegnamento prezioso mediante il quale Dio fa conoscere come l’uomo deve comportarsi per piacere a Lui. Dio si è servito di Mosè e di chi ha continuato la sua opera di legislatore, per indicare ad ogni generazione il comportamento da tenere. Per quegli uomini, “la Legge” è la parola di Dio, da osservare con amore e riconoscenza.

I Profeti sono gli interpreti della Legge, sono coloro che verificano la corrispondenza tra quanto Dio vuole e quanto il popolo fa concretamente. I Profeti non esprimono le proprie idee ma comunicano un giudizio a nome di Dio, sono i suoi portavoce, gli osservatori critici e attenti che richiamano continuamente alla fedeltà all’osservanza della Legge.

Gli altri Scritti comprendono soprattutto i libri che chiamiamo Sapienziali. A differenza dei profeti, questi autori più antichi non fanno riferimento alla Legge o a qualche manifestazione straordinaria di Dio. Il loro punto di riferimento è l’esperienza quotidiana che, guidata dalla ragione, li porta a scoprire quelle che noi chiamiamo “leggi della natura”. I loro insegnamenti non sono presentati in modo esplicito come “parola di Dio”, ma come scoperte dell’intelligenza e dell’esperienza. Solo con il passar del tempo, questi Sapienti riconosceranno nella sapienza dell’uomo un riflesso della Sapienza di Dio e si rivolgeranno a Lui per dare una risposta a quegli interrogativi che l’intelligenza umana si pone ma non riesce a risolvere.

Questi tre modi fondamentali in cui l’uomo ha riconosciuto la parola di Dio nella Bibbia, sono stati presenti contemporaneamente nella vita del popolo ebraico, anche se idealmente la Legge è venuta per prima, i Profeti che la interpretano sono successivi e i Sapienti concludono questo itinerario nel quale Dio ha sempre parlato al suo popolo.

Gesù, parola di Dio
Per i cristiani la Parola di Dio ha assunto la sua forma definitiva non solo negli insegnamenti di Gesù ma nella sua stessa persona. I vangeli lo presentano come legislatore, come profeta e come sapiente. La riflessione dell’evangelista Giovanni affermerà che la Parola di Dio diventata carne in Gesù è la stessa parola che ha creato il mondo e che dà significato a tutte le cose, rendendole comprensibili in un progetto che Dio ha fatto su tutto il creato.
Si viene così a chiudere in modo sorprendente il ciclo delle manifestazioni diverse della Parola di Dio, una e molteplice, ma sempre e comunque intessuta di umanità e capace di illuminare e dare forza a chi si mette in atteggiamento di ascolto.

Giovanni Boggio (Biblista)

             Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele  (Esodo 24,4).
…fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore. Disse il Signore: «Và nell'atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunziare loro; non tralasciare neppure una parola. Forse ti ascolteranno e ognuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso disdirò tutto il male che pensavo di fare loro a causa della malvagità delle loro azioni (Geremia 26,1-3)

Davvero stolti per natura tutti gli uomini / che vivevano nell'ignoranza di Dio / e dai beni visibili non riconobbero colui che è, / non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere (Sapienza 13,1)

Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo  (Ebrei 1,1-2)