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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

domenica 3 gennaio 2016

"MISERICORDIAE VULTUS"


MISERICORDIAE VULTUS

Il volto della misericordia – è il titolo della Bolla di indizione dell’anno giubilare – è il volto di Gesù che rende visibile la misericordia del Padre. L’iconografia tradizionale ha rappresentato Gesù quasi sempre con un’espressione seria, quasi severa fino a mostrarlo sofferente nell’agonia sulla croce. Ma l’immagine che ne danno i vangeli è ben diversa. Certamente gli evangelisti non ci offrono descrizioni particolareggiate del suo volto, però presentano Gesù in situazioni che lasciano supporre gesti, tono di voce, sguardo e atteggiamento adeguati alle diverse circostanze.

Quindi non è arbitrario immaginare Gesù che piange per la morte dell’amico Lazzaro, perché lo afferma lo stesso vangelo di Giovanni. Perciò possiamo anche chiederci se i bambini sarebbero andati attorno a Gesù se si fosse presentato come quando ha messo a soqquadro i cortili del Tempio rovesciando i banchi dei mercanti o quando lanciava le minacce contro i farisei ipocriti o quando denunciava l’arrivismo di Giacomo e Giovanni e la reazione irosa degli altri apostoli? Si potrebbe continuare elencando situazioni nelle quali il Maestro doveva esprimere la sua  misericordia in forme differenti se voleva davvero farsi capire.

La Bolla del papa, partendo proprio dal volto di Gesù con le sue molteplici espressioni,  presenta un’ampia selezione di testi biblici da cui emergono le caratteristiche della misericordia di Dio, iniziando dai libri dell’Antico Testamento, attraverso i Vangeli fino all’esperienza di Paolo. Ne esce un quadro ricco di messaggi consolanti che aprono il cuore alla fiducia sorretta dalla certezza che Dio ci ama sempre, in ogni circostanza, nonostante i nostri peccati.

La prima parte del documento può essere vista come un inno alla gioia, dove tutto è bello e positivo, dove anche il male passa in secondo piano, cancellato dall’amore di un Padre che tutto perdona.

Con il paragrafo 19 la sinfonia cambia tonalità. La dominante è sempre la misericordia ma emerge prepotente la causa che costringe Dio a mostrarsi misericordioso: il peccato dell’uomo. Papa Francesco non esita a denunciare i comportamenti aberranti di un’umanità che sembra travolta da una furia devastatrice incontrollabile. Ma a questo punto cessano quasi del tutto i riferimenti alla Bibbia, che pure potrebbero essere almeno altrettanto numerosi di quelli elencati in precedenza.

Mi pare significativo che per descrivere il male che travolge l’umanità non si faccia ricorso alle citazioni bibliche così abbondanti quando si presentava la misericordia di Dio. Sembra quasi che il peccato non abbia bisogno di pezze d’appoggio per essere riconosciuto, tanto è evidente la sua presenza. Si potrebbe anche pensare al desiderio inconscio di non gettare sulla Bibbia l’ombra del sospetto di connivenza con il male descritto, se non addirittura di incitamento a commetterlo. Il clima di questi tempi drammatici potrebbe anche indurre ad interpretazioni di questo tipo.

Con questo dubbio è inevitabile rileggere la prima parte del documento confrontando le citazioni con i testi completi da cui sono tratte. Nel libro dell’Esodo al capitolo 34 nel versetto 6 si legge che “Dio è misericordioso e pietoso”, affermazione centrale di tutta la Bolla e commentata con evidente compiacimento insieme alle numerose altre citazioni dello stesso tipo. Ma la presentazione di Dio nel testo biblico prosegue dicendo che punisce in modo molto severo non solo chi si oppone a lui ma anche i figli e i nipoti di chi trasgredisce la legge.

Dunque, stando alla Bibbia, l’immagine di un Dio misericordioso non può essere dissociata da quella di un Dio tanto esigente da apparire addirittura iroso e vendicativo. Le numerose descrizioni di ingiustizie, violenze, massacri collettivi o individuali corrispondono purtroppo alla storia dell’umanità e costituiscono lo scenario che spiega e giustifica, secondo la fede del popolo di Israele, gli interventi di Dio. La Bibbia è la documentazione dei tentativi di trovare una risposta alle domande angosciose che tutti si ponevano ma che solo alcuni, particolarmente sensibili e preparati, erano in grado di formulare.

La presenza del male in tutte le sue manifestazioni è sempre stata evidente anche se difficilmente comprensibile. Ancora più difficile da spiegare e accettare è l’azione di un Dio onnipotente e buono considerato come un padre, che dimostra il suo amore con interventi che sembrerebbero dettati da sentimenti di segno opposto. Soltanto a distanza di tempo la fede aiuta a rileggere quanto accaduto scoprendo un progetto finalizzato al bene. La Bibbia nel suo insieme, comprendente quello che chiamiamo Antico (o Primo) Testamento e Nuovo (o Secondo) Testamento, testimonia questo sforzo di un gruppo di credenti di dare un senso alle vicende umane a partire dalla storia del popolo di Israele inserita nel quadro più ampio che abbraccia tutta l’umanità.

Un lettore attento e senza pregiudizi scopre in questa raccolta di scritti eterogenei composti nell’arco di alcuni secoli e conservati gelosamente come un tesoro, delle indicazioni concrete per comprendere e affrontare nel modo giusto quelle che continuano a presentarsi come le assurdità della vita. La convinzione che Dio agisce con misericordia si presenta come la chiave di lettura della storia che viene interpretata come un cammino faticoso di crescita e maturazione dell’umanità, guidata da Dio.

In questa prospettiva, diventa evidente che la misericordia raggiunge il suo obiettivo quando l’uomo dimostra nella sua vita di aver realizzato il progetto che Dio ha su di lui. In altri termini, con una parola che è stata caricata di molti significati, a volte anche equivoci, si tratta di “conversione”. L’icona che la rappresenta meglio, forse è data dal comportamento del figlio che dopo aver abbandonato il padre ritorna alla casa paterna e viene accolto con gioia. La misericordia che lo ha sempre accompagnato anche quando era lontano, finalmente può manifestarsi per quello che è: non condiscendenza né tanto meno complicità con le scelte sbagliate del figlio quanto piuttosto attesa fiduciosa e sofferta di un rientro, indipendentemente dalle motivazioni che lo hanno determinato.

Usando un linguaggio poco teologico ma più comprensibile per i giovani di oggi, ho presentato la conversione come “la password per accedere alla misericordia”. Però si tratta di una password fissata dall’autore del programma che non l’ha tenuta gelosamente nascosta e che non si può modificare a piacere. Non basta nemmeno conoscerla, bisogna decidere di digitarla al posto giusto e accettare le condizioni proposte prima di cliccare sull’OK e godere dei vantaggi offerti.

Dopo queste considerazioni e altre che si possono fare sulla stessa linea, devo riconoscere che il Dio presentato dalla Bibbia è di un realismo impressionante. Ciò che colpisce maggiormente la sensibilità moderna mi sembra che sia il rispetto che dimostra verso l’uomo, verso la sua libertà, con le responsabilità che gli affida, con la fiducia che ripone in lui considerandolo un interlocutore e un collaboratore capace di crescere nonostante i rallentamenti o addirittura i fallimenti che puntualmente si sono realizzati nel corso della storia e che continuiamo a sperimentare anche nella nostra vita personale.

Un Dio che ci prende sul serio, che non dice “facciamo finta che non sia successo niente” ma che continua a ripeterci “smettila di farti del male”. È questo l’identikit di Dio presentato dalla Bibbia e che siamo invitati a scoprire nel corso di quest’anno giubilare, senza ricorrere a sotterfugi ingannevoli che hanno come unico risultato di lasciarci come prima in attesa di un cambiamento in meglio, voluto da Dio ma che soltanto noi possiamo realizzare.