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Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

mercoledì 4 maggio 2016

I NEMICI DEL CONCILIO

UN CONCILIO… INDIGESTO

Sono passati più di 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II e, nonostante l’applicazione ufficiale delle indicazioni derivanti dalle sue decisioni, si ha l’impressione che parte dei cattolici non abbia ancora digerito i cambiamenti introdotti nella prassi della liturgia e nella comprensione della stessa fede.

Il malessere serpeggiante tra i cattolici si è manifestato apertamente con alcune prese di posizione che hanno avuto nel movimento lefevbriano la manifestazione più clamorosa. Ma le resistenze all’applicazione delle indicazioni conciliari si sono estese, sempre ispirate dalla preoccupazione di “Salvare la fede” che si riteneva fosse messa in pericolo.
Ad essere sinceri, alcune interpretazioni disinvolte e avventuristiche del Concilio hanno suscitato perplessità ben comprensibili a causa della superficialità da cui nascevano e con cui venivano attuate, a volte con disprezzo dichiarato non solo dei canoni tradizionali ma soprattutto del buon senso e del buon gusto. Sono sorti così degli autentici mostri di architettura, di “arte moderna”, di celebrazioni definite sacre ma di una banalità sconcertante che convivevano accanto a cerimonie spettacolari in stile hollywoodiano con esibizioni di costumi fantasiosi scopiazzati dal mondo della moda. E tutto veniva etichettato come “rinnovamento conciliare”: in realtà era solo merce di contrabbando.
Purtroppo questi prodotti falsi sono stati collegati con affermazioni teologiche soggiacenti e, soprattutto quelli legati più strettamente alla liturgia, sono stati tacciati di fomentare le più svariate eresie. Ricordiamo le polemiche ancora attuali sull’uso del latino, sulla messa di Pio V contrapposta a quella di Paolo VI con il compromesso di Benedetto XVI.
In questi giorni l’attenzione si è spostata dalla liturgia al campo della morale coniugale portata al centro delle discussioni dal recente Sinodo (discusso in se stesso) che è stato costretto ad interessarsi della famiglia dalle provocazioni provenienti dalla società attuale.

Posta elettronica
È stata la scintilla che ha fatto scoppiare quanto si era accumulato negli anni precedenti. La denuncia continua attraverso la stampa di libri e articoli, ora è arrivata alla rete di internet con la diffusione capillare di messaggi dai toni decisamente aggressivi. Ho sullo schermo del mio PC uno di questi documenti, ovviamente non richiesto. Penso che la stessa cosa sia accaduta ad altri consumatori abituali della rete. Forse potrebbe interessare qualcuno il confronto con le reazioni che ho provato personalmente leggendo il messaggio.
“Copio e incollo” qualche frase particolarmente significativa per capire le intenzioni di un esponente del movimento contestatore che firma la sua denuncia.
  Ora però dopo aver per 50 anni ripetutamente contraddetto, seppur in modo indiretto, il costante ed universale Magistero della Chiesa anteriore al Vaticano II in ciò che è legato ai dogmi della Fede, adoperando le armi del dialogo interreligioso, del falso ecumenismo, della libertà religiosa e della collegialità episcopale, ora con il Pontificato di Papa Francesco è giunto il turno delle verità della morale rivelata e di quella naturale”.
Il bersaglio della denuncia è l’ultimo documento “Amoris laetitia” che conclude il Sinodo e che viene indicato come il punto culminante dell’eresia che starebbe distruggendo la Chiesa cattolica. Il linguaggio usato è catastrofico. Si parla di: “tragici avvenimenti”, di “vero e proprio oggettivo attentato alla Fede ed alla santità dei Sacramenti del Matrimonio, della Penitenza e della SS. Eucaristia” di “una specie di Las Vegas clericale”.
Le affermazioni del papa “non sono che le ultime delle tante 'picconate' inferte in questi ultimi 50 anni contro il Depositum Fidei, a cominciare dall'infausto Concilio Vaticano II”. Sembra che l’autore della denuncia condivida e sostenga la convinzione che la Chiesa cattolica avesse raggiunto il vertice della perfezione con il pontificato di papa Pacelli a cui non si doveva aggiungere o togliere o modificare nulla. Infatti prosegue: “A partire dall'elezione di Papa Giovanni XXIII abbiamo assistito ad un crescendo continuo di  attacchi - indiretti e, speriamo, non voluti, ma purtroppo terribilmente efficaci -  contro la dottrina costante della Chiesa, spesso portati avanti dagli stessi Papi  con interventi a livello  di pastorale (p. es. le riunioni interreligiose ed ecumeniche di Assisi) , disciplina canonica (nuovo Codice del 1984 elaborato per introdurvi le famigerate 'novità' del Vaticano II) e sacramentale (nuovo Rito della Messa del '69 in chiave filoprotestante, profanazioni continue causate dalla Comunione sulla mano, ministri straordinari dell'Eucaristia che si sostituiscono indebitamente al Clero, ecc.).
Sempre secondo la denuncia diffusa per posta elettronica (firmata da un sacerdote della diocesi di Albano, ritirato in un eremo), se era ancora possibile convivere con quello che rimaneva di una chiesa così mal ridotta dal Concilio, diventava ormai impraticabile dopo gli attacchi portati alla fede da papa Bergoglio. In poche parole: con gli interventi di Francesco si è toccato il fondo.
Ecco la conclusione drammatica: “ciò che ancora restava in piedi del Cattolicesimo viene attaccato e scardinato sotto gli occhi allibiti di coloro che non avevano compreso abbastanza la gravità dei precedenti cambiamenti 'conciliari', ed ancora speravano che la Rivoluzione del 1962 potesse essere arrestata  ad un certo punto della sua avanzata, che insomma si potesse 'conservare' nello stadio raggiunto con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Poveri 'conservatori' illusi...”.

Come metabolizzare il Concilio vaticano II
La denuncia è accompagnata da uno studio che supporta ulteriormente le idee già espresse con tanta chiarezza e violenza. Confesso che d’istinto vorrei rispondere con espressioni altrettanto polemiche. Non lo faccio, perché nello spirito del Concilio vaticano II cerco il confronto e non lo scontro, cerco il dialogo con la speranza e la fiducia di trovare una via comune che ci aiuti tutti a camminare verso quel Vangelo a cui tutti facciamo riferimento e che diciamo di amare, anche se poi lo dimostriamo in modi diversi.
Ma un sassolino dalla scarpa me lo voglio togliere, una cattiveria maligna detta però con tanta simpatia e sincerità, magari con una strizzatina d’occhi. Cari amici contestatori, sapete che avete evitato il rogo proprio grazie a quel Concilio vaticano II che non riuscite a digerire? È paradossale, ma è proprio così. La nostra cara e amata Chiesa cattolica, apostolica, romana a cui non rinunceremo mai, gente come voi che si opponeva al papa la mandava al rogo, prima del Vaticano due. Ufficialmente per eresia, in realtà perché aveva il coraggio di attaccare il potere del papa regnante, con buona pace di Gesù che aveva salvato dalla lapidazione l’adultera chiedendole “solo” di non continuare a mettere le corna al marito.
Ecco, se proprio volete bene alla Chiesa cattolica, suggerite a papa Francesco di completare “sempre” il suo invito pressante ad avere fiducia nella misericordia di Dio con la seconda parte che non può essere sottintesa: “non peccare più”. Come ha detto Gesù.
Perché il grosso equivoco (molto comodo) in cui cadono molte pecore del gregge che Gesù gli ha affidato è proprio quello di fermarsi alle prime parole dimenticando le seconde che invece sono la condizione necessaria per continuare ad essere perdonati.
La vera eresia, cioè separazione dalla Chiesa voluta dal nostro Maestro, è considerare il Padre come un buon vecchio bonaccione che non si accorge o fa finta di non vedere le marachelle dei nipotini, forse perché colpito dall’Alzheimer. Ho letto che il pastore porporato di un’importante chiesa cattolica italiana, per adeguare il proprio linguaggio al moderno “cattolicamente corretto” ha appioppato a Dio l’epiteto di “paparino”. Non conosco tutte le sfumature dialettali del termine che io però traduco molto più volgarmente con un altro che uso quando parlo ma che non mi sento di scrivere.
Mi pare che, se amiamo davvero la nostra Chiesa, dobbiamo preoccuparci di queste sbandate ideologiche più che dell’abolizione del manipolo (qualcuno lo rimpiange ancora?) o dell’abbandono del latino con tutti gli strafalcioni che lo accompagnavano.
Certamente ci sono in gioco principi basilari della nostra fede che devono essere salvaguardati se vogliamo conservare la nostra identità cristiana. Proprio questa fede ci insegna che Dio è sempre almeno un passo avanti a noi che cerchiamo di raggiungerlo senza riuscirci mai. Ciò significa che ogni attualizzazione della Chiesa non può mai essere considerata ultima e definitiva, né quelle di Paolo, né quella di Gregorio, né quella tridentina, né quella di Leone XIII, né quella delineata dal Vaticano II. Mi pare che qualcuno abbia detto che la Chiesa è “semper reformanda” il che significa che è sempre in crescita purché questa sia un vero sviluppo e non un trapianto di organi estranei soggetti al rigetto.
Fratelli nostalgici della messa di Pio V, coraggio. Non cercate in farmacia il digestivo che vi permetta di assimilare le ricchezze dell’ultimo Concilio, grazie al quale potete pensare, dire, scrivere, comunicare a tutti il vostro dissenso senza correre alcun rischio per la vostra incolumità. E non è poco.
Non ho le competenze tecniche per affrontare i singoli problemi evidenziati dalla denuncia postata in rete. Sono un semplice esegeta che ha dedicato tutta la vita allo studio e all’insegnamento della Bibbia. Devo riconoscere che, nonostante le dichiarazioni pubbliche di stima e venerazione, i libri che si continua a definire sacri sono ancora letti partendo da presupposti che si rivelano insostenibili. Anche su questo aspetto fondamentale è necessario superare l’immobilismo interpretativo che sembra far molto comodo ma che in realtà impedisce lo sviluppo armonico della Chiesa. Ma questo è un tema che non può essere affrontato nel breve spazio di un articolo.