MenuPagine

Benvenuti alla Scala dei Santi

EOLP - EuropeanOpenLearning Publisher
Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

venerdì 22 aprile 2016

CRONACHE INCREDIBILI

CRONACHE  INCREDIBILI

Le soffitte, si sa, possono conservare tesori che fanno la fortuna di chi li trova. Si tratti di un Caravaggio sconosciuto, di un Rembrandt o di una raccolta di monete antiche, chi se li trova tra le mani ha sempre l’impressione di aver fatto una scoperta sensazionale.
Io non ho provato questa emozione quando mi sono imbattuto in una cartella che conteneva fogli ingialliti di vecchi giornali raccolti chi sa da chi, chissà quando e chissà perché. Però ad un giornalista in pensione quel ritrovamento ha ridestato la curiosità non ancora sopita di scoprire il motivo che aveva spinto un ignoto collega a conservare pagine isolate di quotidiani con notizie di cronache di altri tempi.


UN APPARTAMENTO ALLAGATO
Il signor Filippo Del Buono era uscito per la solita passeggiata pomeridiana senza sapere che cosa lo attendeva al suo rientro a casa: avrebbe trovato l’appartamento completamente allagato. “Devo aver dimenticato aperto il rubinetto del bagno” ha pensato il signor Filippo che si è subito precipitato, sguazzando nell’acqua, a porre fine al disastro. Ma tutto era in ordine. “Forse la lavatrice si è guastata”. No, era perfettamente in ordine. Entrato in camera da letto si accorse che l’acqua proveniva dal soffitto. Il guasto doveva essersi verificato  nell’appartamento del piano superiore.
Intanto il signor Filippo incominciò a cercare di eliminare l’acqua dal suo parquet di legno pregiato, mettendo in salvo i tappeti, isolando i cavi elettrici, asciugando le basi dei mobili. Era un’emergenza che richiedeva interventi immediati, senza andare troppo per il sottile. Non bastando gli stracci ad assorbire l’acqua, anche abiti vecchi in disuso fecero un ottimo servizio. Venne poi il turno dei secchi e delle bacinelle per raccogliere l’acqua che continuava a scendere abbondante dal soffitto. E incominciarono le corse per svuotare i recipienti che si rivelarono insufficienti per ricevere le sorgenti sempre più numerose.
Con una corsa veloce al supermercato sotto casa il signor Filippo svuotò i magazzini di ogni recipiente di metallo e di plastica in grado di contenere acqua. Era diventato difficile camminare per casa facendo slalom tra secchi e bacinelle che ricoprivano tutti i pavimenti, ma almeno si poteva sperare di stare un po’ all’asciutto.
Il signor Filippo Del Buono, fedele al suo nome era anche zoofilo, amante non solo dei cavalli ma di ogni essere animato. Però trasformare il suo appartamento in uno stagno per ospitare le rane gli sembrava decisamente troppo. Non se la sentiva. E intanto l’acqua continuava implacabile a scendere dall’alto come ai tempi di Noè.
La sorpresa, l’urgenza dei primi provvedimenti, i pensieri confusi avevano impedito di fare la cosa più ovvia: telefonare all’inquilino del piano di sopra pregandolo di chiudere il rubinetto del bagno. O, meglio ancora, suonare alla sua porta e metterlo al corrente di cosa stava succedendo.
È quanto finalmente ha fatto il signor Filippo. Inutilmente. L’inquilino, un certo signor Renato Da Lungi, risultava introvabile. Intanto tutto il condominio era venuto a conoscenza del caso e tutti esigevano che venisse risolto al più presto, anche a costo di sfondare la porta dell’appartamento. Ma il signor Del Buono, fedele al proprio nome, era riluttante non volendo danneggiare nessuno, disposto a rinunciare alle proprie comodità pur di non recare fastidio al prossimo.
Ma quando il caso venne a conoscenza dei carabinieri e della polizia municipale l’intervento diventò inevitabile. Accertata l’urgenza della situazione si giunse alla decisione di intervenire con la forza nell’appartamento dove si era originato l’incidente, nonostante l’opposizione ostinata del signor Del Buono.
Sotto il controllo vigile delle autorità competenti, un fabbro fece saltare la serratura. Nuova sorpresa: la porta era blindata. Per poter entrare si dovette intervenire in modo massiccio demolendo praticamente tutta la struttura con danni gravissimi.
E la cosa non finì lì. Il rubinetto era chiuso e la perdita risultò causata da una rottura della tubatura all’interno del muro. Le spese per riparare i danni salirono alle stelle e furono la causa delle denunce che portarono in tribunale i proprietari dei due appartamenti.
La causa verrà discussa il giorno…….”

Data, luogo, titolo del quotidiano erano assenti o illeggibili, ma sono da considerarsi insignificanti di fronte alla vicenda raccontata con un certo compiacimento dal corrispondente di cronache giudiziarie che ci presenta uno spaccato di vita piuttosto inquietante.
Il secondo foglio di giornale riportava la cronaca di un fatto che sembrava provenire da un mondo di alieni, tanto era allucinante.

LA CURVA MALEDETTA
Gli incidenti, per lo più mortali, che si erano verificati in quella curva non si potevano contare. Non passava settimana che qualcuno non finisse fuori strada spesso con conseguenze drammatiche. Il luogo isolato, lontano da centri abitati rendeva molto difficile un pronto intervento delle unità di soccorso che a volte giungevano quando ormai non c’era più nulla da fare per le vittime se non certificarne il decesso.
Per limitare il più possibile i danni provocati da questa situazione incresciosa un gruppo di giovani, già impegnati come volontari in attività assistenziali, ha deciso di creare un presidio stabile nei pressi della “curva maledetta” per garantire un intervento immediato appena verificato l’incidente. La drastica riduzione dei tempi per il ricovero nelle strutture ospedaliere ha contribuito in misura notevole ad abbassare in modo significativo il numero dei decessi.
Il ripetersi degli incidenti, con tendenza alla crescita numerica e alla gravità degli stessi, ha convinto i volontari che il loro servizio era ancora inadeguato e che sarebbe stato necessario fare un passo ulteriore per dare una risposta soddisfacente alle nuove esigenze. Il passaggio dalle idee ai fatti è stato molto breve.
Grazie alla collaborazione di architetti, imprenditori, finanziatori privati ed enti statali, superando anche con lodevole rapidità le pastoie burocratiche si è giunti così all’inaugurazione di un Centro Traumatologico Infermieristico Onnicomprensivo Locale (Ce.Tr.I.O.L.), vero gioiello che unisce competenza, efficienza, modernità, ricerca scientifica, accoglienza e, soprattutto, interventi immediati sul luogo degli incidenti. L’azzeramento dei tempi di trasporto degli incidentati è forse l’aspetto più interessante della nuova struttura, quando si pensa alle attese interminabili precedenti, sempre troppo lunghe nonostante l’intervento dell’elisoccorso.
Può forse sembrare irriverente, ma si potrebbe dire prendendo in prestito una nota pubblicità: “Dal produttore al consumatore” visti i pochi metri della pista ampia e comoda che unisce la “curva maledetta” all’ingresso del CeTrIOL. Anche l’invito a preferire i prodotti “A kilometro zero” impallidisce di fronte all’abbattimento completo delle distanze ottenuto dalla nuova struttura.
Gli automobilisti e i “centauri” che percorrono questo tratto di strada che destava tante preoccupazioni possono ora viaggiare tranquilli. Qualunque cosa accada non ci saranno più attese lunghe e strazianti ma troveranno subito infermiere premurose, graziose ed esperte che li accoglieranno.
L’inaugurazione del CeTrIOL avverrà alla presenza delle Autorità civili, militari e religiose e dei rappresentanti delle Forze dell’ordine giovedì p. v. nelle ore di maggior traffico (durante le quali, anche se non programmata, è possibile una dimostrazione pratica dell’efficienza della nuova struttura).

A questo punto ho chiuso la cartella, tormentato da un dubbio atroce: Non sarebbe stato più semplice correggere o eliminare quella curva maledetta?
Ma poi mi è frullato per la testa un pensiero cattivo e maligno, che più maligno non si può: se si eliminava la curva, che cosa avrebbero fatto i volontari? E gli architetti e i donatori e i dottori e gli specialisti e i giornalisti e gli opinionisti? E chi si sarebbe scomodato per inaugurare una curva eliminata?
E il pensiero si è fatto ancora più maligno suggerendomi diabolicamente che quella si fosse trasformata in una “curva benedetta”, fonte inesauribile di ricchezza, onore, gloria e notorietà (a scalare) per tutti gli operatori di quella struttura d’avanguardia, frutto e vanto del genio italico.
Ma forse quella soffitta e quei giornali non sono mai esistiti, sono stati solo un incubo che mi perseguita, proveniente da un mondo di alieni.