MenuPagine

Benvenuti alla Scala dei Santi

EOLP - EuropeanOpenLearning Publisher
Scuola on line: Introduzione allo studio della Bibbia

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

Gli insegnamenti di Don Giovanni Boggio (Biblista)

mercoledì 3 maggio 2017

ALLA RICERCA DI UN DIALOGO

Penso di non essere stato l’unico ad essere piacevolmente sorpreso nel sentire pronunciare parole come “pace” e “dialogo” in una città come Il Cairo a pochi giorni di distanza da atti di terrorismo che l’hanno colpita causando decine di morti e di feriti. È accaduto durante la breve visita del papa in Egitto alla fine di aprile. Sentirle dalla bocca del papa non meraviglia. Francesco ci ha abituati a
questi discorsi che possiamo considerare scontati. Ma sentirle dette dal rappresentante di una grande fetta del mondo musulmano e da un capo di Stato proveniente dagli alti gradi dell’esercito, fa un certo effetto. Non le hanno dette a tutto tondo, è vero, però mi è sembrato di cogliere un desiderio sincero di superare gli ostacoli che impediscono ancora la realizzazione di quello che continua ad essere un bel sogno, come dimostrato dagli attentati avvenuti nei giorni immediatamente successivi in paesi vicini.
La sensazione che qualcosa si sta muovendo verso la pace e il dialogo è aumentata durante l’incontro del papa di Roma con quello copto ortodosso del Cairo. L’insistenza nel sottolineare ciò che unisce, mettendo in secondo piano i motivi di divisione, fa sperare che anche le dispute teologiche vengano ridimensionate quando si confrontano con la dura realtà in cui vivono le rispettive chiese.
L’Egitto che ha ospitato questi incontri ha portato in modo naturale a riferirsi alla Bibbia che dedica molte pagine alle vicende che si sono svolte in quella terra nei secoli passati. Era inevitabile che i riferimenti mettessero in luce soltanto episodi o affermazioni positive confezionando così uno “spiedino buonista”. È stata ricordata più volte l’ospitalità offerta dall’Egitto agli stranieri, in particolare alla sacra Famiglia. È stato richiamato l’aiuto economico fornito dagli egiziani ai popoli colpiti dalla carestia, con l’invito a ripeterlo anche nelle situazioni attuali. Si è ricordato il monte Sinai in particolare per il comandamento “Non uccidere”.
Ma – giustamente – non si è fatto cenno ai lavori forzati e all’uccisione dei bambini ebrei, né alle cosiddette “piaghe”, né all’esercito del faraone sommerso dalle acque del Mar Rosso, né all’ostilità di Geremia e di altri che consideravano il grande impero sul Nilo poco affidabile. Sarebbe stato uno “spiedino cattivo”, decisamente fuori posto nel clima che si voleva mantenere.

Il dialogo secondo papa Francesco
Al di là dei riferimenti espliciti ai libri sacri ebreo-cristiani mi pare che sia stata evidenziata una sintonia profonda con l’insegnamento biblico nella presentazione che papa Francesco ha fatto riguardante il dialogo.
Tre orientamenti fondamentali, se ben coniugati, possono aiutare il dialogo: il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni. Il dovere dell’identità, perché non si può imbastire un dialogo vero sull’ambiguità o sul sacrificare il bene per compiacere l’altro; il coraggio dell’alterità, perché chi è differente da me, culturalmente o religiosamente, non va visto e trattato come un nemico, ma accolto come un compagno di strada, nella genuina convinzione che il bene di ciascuno risiede nel bene di tutti; la sincerità delle intenzioni, perché il dialogo, in quanto espressione autentica dell’umano, non è una strategia per realizzare secondi fini, ma una via di verità, che merita di essere pazientemente intrapresa per trasformare la competizione in collaborazione”.
Sono le caratteristiche della preghiera che si desumono dalla parola ebraica tefillah, derivata da un verbo coniugato nella forma riflessiva-reciproca che significa “giudicare”. Ne ho parlato in un post precedente ma è utile ritornarci sopra. La preghiera deve nascere dalla conoscenza di se stessi, deve aprirsi all’accettazione dell’altro, deve essere sincera. Non è un’introspezione psicanalitica ma confronto con un Altro con il quale non si può barare, confronto con Uno con il quale si può anche discutere se sia stato fedele nel mantenere le promesse fatte, ma che chiede anche all’interlocutore di verificare la propria coerenza nel mantenere gli impegni presi.
L’analogia con la struttura della preghiera permette di vedere qualsiasi dialogo da un punto di vista quasi religioso, fondandolo sul riconoscimento della dignità degli individui considerati tutti figli di un unico Padre e aventi gli stessi diritti. Le diversità innegabili sono una ricchezza di tutti se vengono considerate come complementari nella loro varietà e non contrapposte. Solo Dio possiede tutta la verità mentre agli uomini è dato di conoscerne solo qualche aspetto. Ecco allora la necessità di mettere a disposizione di tutti le acquisizioni dei singoli per raggiungere una visione d’insieme più vantaggiosa per tutti.
Sono riflessioni che hanno portato la società laica ad attuare quella che chiamiamo “globalizzazione”. Se applicata – come spesso avviene – in modo egoistico, produce effetti devastanti ma se realizzata in modo responsabile può risolvere molte situazioni difficili. Proprio la ricerca scientifica seria dimostra l’importanza dell’apporto di tanti studiosi e di discipline diverse per raggiungere dei risultati utili a tutta l’umanità. Cosa impossibile se manca un vero dialogo tra scienziati e tra le istituzioni.
Anche la teologia, che ha per statuto lo studio di quello che definisce un mistero inspiegabile, è caduta nella trappola consistente nel rifiuto del dialogo. Ogni scuola teologica difendeva con accanimento le proprie idee su Dio ritenendole giuste e definendo eretiche quelle diverse. Nessuna chiesa è stata esente da questa visione riduttiva della verità. Il guaio più grosso è stato quando si è legata la propria verità a qualche elemento concreto, un abito, un colore, un cibo, un gesto, un modo di vivere fino a condannare chi aveva altre abitudini. Sono queste le cause che ostacolano a volte un dialogo tra religioni diverse e impediscono il dialogo ecumenico.
Quello che si è visto in Egitto alla fine di aprile, almeno sul piano dell’ecumenismo, è stato presentato come la cima emergente di un iceberg, cioè come un primo risultato positivo reso possibile da tutto un lavoro nascosto ai più, svolto con tanta pazienza reciproca dalle parti interessate. Si intravede il desiderio diffuso di superare incomprensioni radicate da secoli, costruite a volte su interessi personali, su rivalità mascherate, sul desiderio di ricchezza o di potere.
È di queste ore la notizia dell’accordo tra le parti in guerra per il governo in Libia, raggiunto anche grazie alla mediazione dell’Egitto. Sarà un caso, ma è bello pensare che questo passo verso la pace in un paese tanto vicino a noi sia in qualche misura dovuto anche all’incontro del Cairo. Ed è auspicabile che i buoni propositi emersi nei discorsi di papa Francesco e delle altre autorità religiose e politiche intervenute abbiano modo di concretizzarsi in soluzioni pacifiche raggiunte attraverso un dialogo aperto e sincero.


Nessun commento:

Posta un commento

scrivi qui il tuo commento !!!...